Dante Alighieri Day


La “Divina Commedia” è il poema della paura e della vittoria sulla paura.

Nel primo canto dell’Inferno, la parola “paura” compare cinque volte: l’ultima alla vista della lupa, di fronte alla quale Dante perde “la speranza de l’altezza”. È questo il momento più difficile del viaggio di Dante, perché egli sta perdendo la speranza. Ma è proprio la paura a salvarlo, in questo caso la paura provata da Beatrice: “temo che non sia già sì smarrito, / ch’io mi sia tardi al soccorso levata” dice a Virgilio inviandolo a salvare Dante.

Grazie a Virgilio il poeta ritrova la speranza e intraprende il proprio viaggio; grazie a Virgilio supera le proprie paure nell’attraversare l’Inferno e giunge “a riveder le stelle” sulla spiaggia del Purgatorio, anche se proprio qui, per un attimo, nutre il timore di aver perso la propria guida quando non vede la sua ombra: “Io mi volsi dallato con paura / d’essere abbandonato, quand’io vidi / solo dinanzi a me la terra oscura”.

Invece Virgilio è ancora con lui, e lo accompagnerà lungo le cornici del secondo regno. Di fronte all’ultima prova, quando gli viene chiesto di attraversare le fiamme che sbarrano l’accesso all’Eden, Dante appare irremovibile, vittima di nuovo della propria paura, una paura che nemmeno Virgilio può scacciare con le proprie forze. Ecco allora che il poeta latino apre a Dante le porte del Paradiso: “Pon giù omai, pon giù ogne temenza […] Or vedi, figlio: tra Bëatrice e te è questo muro”.

Il nome di Beatrice, la speranza e anzi la certezza di poterla vedere, mette le ali a Dante: anche l’ultima prova è superata, la paura è alle spalle, la felicità a portata di mano per l’uomo il cui arbitrio, la cui capacità di scegliere, è nuovamente “libero, dritto e sano”.

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